Il diritto di prelazione nella divisione ereditaria

Tutela della comunione e degli interessi dei coeredi
Il diritto di prelazione nella divisione ereditaria è regolato dall'articolo 732 del Codice civile italiano. Secondo questa norma, il coerede che intende alienare a un estraneo la sua quota ereditaria, o parte di essa, è tenuto a notificare la proposta di alienazione agli altri coeredi, specificandone il prezzo. Gli altri coeredi possono esercitare il loro diritto di prelazione entro il termine di due mesi dall'ultima delle notificazioni ricevute.
Se la notifica non avviene, i coeredi hanno il diritto di riscattare la quota venduta all'acquirente e a qualsiasi successivo avente causa, fino a quando persiste la comunione ereditaria. Nel caso in cui più coeredi esercitino il diritto di riscatto, la quota viene loro assegnata in parti uguali.
Evoluzione storica e ratio della norma
L'attuale disciplina ha reintrodotto l'istituto del retratto successorio, abolito dal Codice civile del 1865 poiché ritenuto un ostacolo alla libera circolazione dei beni. La reintroduzione di questo istituto con il Codice del 1942 ha generato un dibattito dottrinale e giurisprudenziale sulle motivazioni che hanno spinto il legislatore a ripristinarlo e sulla sua attualità.
Inizialmente, la ratio della norma è stata individuata nell'intento di preservare l'armonia tra coeredi, spesso legati da vincoli familiari, evitando l'ingresso di estranei che potrebbero introdurre interessi speculativi. Tuttavia, questa tesi è stata criticata, poiché non sempre i coeredi sono legati da rapporti affettivi.
Una diversa interpretazione ha evidenziato la necessità di evitare il frazionamento della massa ereditaria. Anche questa posizione è stata oggetto di critica, sottolineando che la vendita della quota ereditaria potrebbe favorire la concentrazione delle quote in un unico soggetto, anziché frammentarle ulteriormente.
La dottrina più recente e la giurisprudenza sembrano preferire una terza chiave di lettura, secondo cui l'obiettivo della norma è di garantire la stabilità della comunione ereditaria tra i coeredi originari, evitando l'ingresso di terzi non appartenenti al gruppo iniziale e facilitando la formazione di porzioni più ampie per gli eredi.
Aspetti pratici e conseguenze applicative
L'articolo 732 del Codice civile tutela interessi di natura prevalentemente privata, diversamente da altre ipotesi di prelazione legale. Da ciò derivano alcune importanti conseguenze applicative:
- Rinuncia al diritto di prelazione: il coerede può validamente rinunciare al diritto di prelazione, sia in relazione a una specifica proposta ricevuta, sia in via preventiva, purché sia a conoscenza delle condizioni dell'alienazione.
- Limitazioni da parte del testatore: il testatore può escludere o limitare l'applicazione della prelazione ereditaria, nei limiti consentiti dall'articolo 713 del Codice civile, che disciplina lo stato di comunione ereditaria.
Condizioni di applicabilità
Per l'applicazione della norma è necessaria la sussistenza di una comunione ereditaria. Dottrina e giurisprudenza concordano nel ritenere che il retratto successorio non si applichi alle comunioni ordinarie, ma solo a quelle derivanti da una successione ereditaria. Infatti, l'articolo 732 introduce una deroga al principio della libera disponibilità della proprietà, che non può estendersi oltre i casi espressamente previsti dal legislatore.
Il diritto di prelazione nella divisione ereditaria rappresenta uno strumento di tutela per i coeredi, consentendo loro di preservare l'unità del patrimonio familiare e prevenire l'ingresso di soggetti estranei alla comunione ereditaria. Tuttavia, il suo esercizio deve contemperare l'interesse alla libera circolazione dei beni con la necessità di garantire la stabilità dei rapporti tra coeredi. Per approfondire la tematica è possibile contattare i professionisti di Agenzia delle Successioni.
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